mercoledì 27 dicembre 2017


Ecco, senza la piccola Antigone, è vero, sarebbero stati tutti più tranquilli. Ma adesso è finita. Sono comunque tranquilli. Quelli che dovevano morire sono morti. Quelli che credevano una cosa e poi quelli che non credevano niente e si sono trovati presi nella storia senza capirci niente. Morti uguali, tutti, stecchini, inutili, marciti. E quelli che ancora vivono cominceranno dolcemente a dimenticarli e a confondere i loro nomi. E' finita.
                                                                                                                                          Jean Anouilh
                                                                                                                                               Antigone
                                                                                                                                                   (1942)

lunedì 18 dicembre 2017


Mi tornò in mente una cosa che aveva detto non so chi sul viaggio, e cioè che a volte il corpo si muove troppo velocemente per l'anima e l'anima ci mette un casino di tempo a raggiungerlo perché anima e corpo non si parlano tra loro, e però il corpo senza l'anima è una bestiola abbandonata, per cui pensai che forse era il caso di fermarsi e aspettare l'anima. (...)

lunedì 16 ottobre 2017

Per un pugno di rupie




L'otto novembre 2016 mentre tutti piangevano l'elezione di Donald Trump a presidente degli Stati Uniti, Narendra Modi, il primo ministro Indiano, dichiarava fuori corso le banconote da 500 e 1000 rupie, ovvero l'89% circa del denaro in circolazione, effetto immediato. Nello stesso momento io e le mie amiche ignare di tutto cercavamo coccodrilli al chiaro di luna sul Delta del Gange.
9 novembre “Perché non ti sei comprata la sciarpina?” “Boh, non ho capito, si vede che non aveva il resto” “Ma è una qualche festa che oggi son chiusi i negozi?” Rientrate a Calcutta in serata cominciamo a capire che qualcosa non va finché non mi cade l'occhio sul titolo di un giornale: “Il primo Ministro dichiara guerra alla corruzione e al mercato nero” Cazzo e adesso? Nessuno di noi ha una laurea in economia ma basta guardarsi attorno per le strade brulicanti di carretti, mendicanti, venditori ambulanti di articoli del valore di pochi centesimi per capire che sarà un grande casino. Enrica che vive a New York da 10 anni dice “Figurati, per i turisti non ci saran problemi” “Ah sì? E allora perché non ti han venduto la sciarpina?” “Sei la solita pessimista” Evito di citare Gramsci e torno all'Hotel dove l'albergatore Sikh ha già iniziato una specie di mercato nero per cambiare ad ogni cliente almeno 500 rupie. “Vedi? Si risolve tutto” mi dicono le amiche “Ah sì? Con 7 euro non andiamo tanto in là. E delle altre 49500 rupie a testa che abbiamo in tagli fuori corso che ne facciamo? Ma soprattutto come ci paghiamo il resto della vacanza?” Il Sikh si arriccia il baffo e sistema il turbante ci consiglia di andare in banca il giorno dopo.“In banca ce li cambiano di sicuro” dice Lucia. Io guardo sconsolata il mio malloppo di soldi ormai trasformato in carta da cesso e me ne vado a letto. Il mattino dopo avevo organizzato una comoda gita in giornata a Bishnupur, cittadina con dei famosi templi di terracotta a 300km di distanza, quindi minimo cinque ore su strade indiane, partenza con gli zaini per poi farci portare dall'autista direttamente in stazione per il treno notturno per il nord. Un programma calcolato al millisecondo. Ci alziamo all'alba, Calcutta sta ancora sonnecchiando, per strada qualche cane e qualche ambulante che dopo aver dormito sul suo carretto si accinge ad iniziare l'attività. Diciamo all'autista di portarci ad una banca, ci guarda perplesso il suo livello di inglese è pari al mio di Bengali, sarà una lunga giornata. Prendiamo uno dei viali retaggio del passaggio inglese e iniziamo a costeggiare vecchi edifici coloniali dall'intonaco scrostato, da lontano vedo un gruppetto di gente. Ci avviciniamo: è una coda davanti a una banca, cioè non è proprio una coda è una specie di piovra umana attorno a un bancomat. Guardo le mie compagne di viaggio che han improvvisamente lasciato l'ottimismo della volontà e iniziano a rendersi conto che siamo un po' nella merda. Gesticoliamo all'autista di portarci a una banca fuori città che magari c'è meno gente. In auto stiamo tutte in silenzio. Enrica dice “Beh dai mal che vada pagheremo con la carta di credito e daremo i soldi in beneficienza” “Io piuttosto mi ci spazzo il culo” le rispondo.

 

giovedì 29 dicembre 2016

"Aveva anche imparato come si può distruggere l'anima di un uomo. Beh, vivere non è una passeggiata per i campi, come si dice. Un'anima può essere distrutta in uno dei seguenti tre modi: attraverso ciò che ti fanno gli altri; attraverso ciò che gli altri ti costringono a fare a te stesso; e attraverso ciò che tu stesso decidi di farti. Ognuno di questi metodi è di per sé sufficiente; certo in presenza di tutti e tre, il risultato è impareggiabile."

martedì 1 novembre 2016

Esperimento con l'India

"E Calcutta mi chiama con gran voce: è una roca voce di carne malata, una festa epidemica, il clangore dei devoti della dea Kali-la Madre- un luogo decrepito e giovane, un cadavere neonato. Non voglio sapere se quel segno delle labbra sia riso o lebbra. Sono nella città deforme, e il suo benvenuto terribile e senz'ira, io l'accetto. (...) Se non avete visto Calcutta voi non avete visto, non già l'India, ma il mondo. E' una città impossibile, inesistente, una allegoria, un labirinto, un incubo, una rivelazione. Questa città, e forse essa sola, è già pronta per il giudizio universale; forse, ignari, a Calcutta siamo già dietro le quinte, nel guardaroba della fine del mondo."

giovedì 31 dicembre 2015

Последний тост



Я пью за разоренный дом,
За злую жизнь мою,
За одиночество вдвоем,
И за тебя я пью,–
За ложь меня предавших губ,
За мертвый холод глаз,
За то, что мир жесток и груб,
За то, что Бог не спас.


Анна Ахматова

venerdì 6 novembre 2015

Oggi mi son fatta un appunto...

La vita – è il solo modo
per coprirsi di foglie,
prendere fiato sulla sabbia,
sollevarsi sulle ali;

essere un cane,
o carezzarlo sul suo pelo caldo,
distinguere il dolore
da tutto ciò che dolore non è;

stare dentro gli eventi,
dileguarsi nelle vedute,
cercare il più piccolo errore.

Un’occasione eccezionale
per ricordare per un attimo
di che si è parlato
a luce spenta

e almeno per una volta
inciampare in una pietra,
bagnarsi in qualche pioggia,
perdere le chiavi tra l’erba;
e seguire con gli occhi una scintilla
nel vento;

e persistere nel non sapere
qualcosa d’importante.

Wislawa Szymborska