giovedì 10 dicembre 2009

esempi

Martedì mattina, londra, National Gallery.
Gironzolo un po' a caso nelle ampie sale del museo - ci sono già stata altre volte, tanto è gratis - e, nel giro di un paio d'ore, incontro ben quattro scolaresche delle elementari: gruppi di una ventina di bambini di 5-6 anni, tutti in divisa con il loro pullover colorato e i calzoncini corti o la gonna a pieghe (rigorosamente senza calze), seduti per terra, in silenzio, davanti ad un quadro. I loro maestri e maestre (tutti, tranne uno, molto giovani) parlano e li interpellano continuamente e ad ogni domanda si alza impaziente una selva di manine. C'è un maestro che fa "animare" una scena veneziana del Canaletto, con marmisti che scalpellano e signore alla finestra, e i bambini lì che fissano il quadro e mimano lo scalpello cercando di riprodurne il rumore e fanno ipotesi su dove stia andando quel signore che entra in una porta. Sarà una casa? no, più probabilmente una bottega, vero?
Gli altri con il pullover rosso guardano e ascoltano la storia di Atteone, due sale più in là, invece, si disegna. In effetti ce ne sono parecchi di studenti, più grandicelli, che sostano a coppie davanti ai quadri per cercare di ricopiare le immagini e, a sbirciarne i quaderni, non sono studenti di arte.
Il tutto senza intralcio per i visitatori e senza confusione. Come se il museo fosse un normalissimo luogo di studio, un'alternativa all'aula scolastica, un posto vivibile e accogliente in cui sedersi per terra, come se i quadri fossero un qualcosa di assolutamente accessibile, da guardare e interrogare e immaginare dando spazio alla fantasia. I bambini che ho visto cresceranno avendo esperienza di questo.

1 commento:

ross ha detto...

E tu dove porti i tuoi alunni?
Paura eh...?

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