domenica 15 dicembre 2013

Una storia che avete sentito raccontare tante volte



Un ventuno aprile qualsiasi a casa mia, suona il telefono :
«Ciao nonna come va ?»« Beh, certo ora si sta meglio che nel ‘45»
Oppure «La zia è poi andata alle terme?»
« Si’ la zia quel giorno in piazza è venuta con te, lo so, me lo hai raccontato»
Mia nonna ha raccontato dal 1946 ogni anno per sessant’anni la stessa storia ogni 21 aprile; a volte questo giorno cadeva nel fine settimana e io avevo l’onore del racconto live.
Il TG3 trasmetteva le immagini della liberazione di Bologna, filmati in bianco e nero dell’entrata in città degli americani e della festosa accoglienza dei bolognesi.
«Ecco io e la zia eravamo proprio li’ a destra, no non mi si vede ma ero li’, avevo una gonna blu, una camicetta chiara e ci eravamo date pure un po’ di rossetto. I nonni si tenevano in disparte ma c’erano anche loro, l’unico che mancava era tuo nonno.»
E di solito qui alzava un po’ il tono per farsi sentire dal diretto interessato che fingeva di risolvere un complicatissimo rebus, mio nonno non reagiva mai e fissava imperterrito la pagina della settimana enigmistica.
Allora mia nonna riprendeva :
«Perché durante la guerra la mia famiglia ha nascosto per mesi rischiando la vita quella di tuo nonno, prima in centro in via Mascarella poi dalla zia a San Benedetto. Lassù pero’erano in tanti e cosi’, quando gli americani han cominciato ad avvicinarsi, sono scesi nuovamente in città e abbiam trovato da nasconderli a Villa Baruzziana, si’ proprio quella dei matti »
Altra pausa, io guardavo mio nonno che continuava a non fare una piega e che sembrava essere molto concentrato nel suo rebus.
Mia nonna continuava, ora non parlava più con me ma guardava mio nonno con aria di sfida:
«Quando abbiam saputo dell’arrivo degli americani io sono subito salita all’Osservanza, di corsa, che con la salita quasi mi veniva un infarto. Sam puoi scendere che sono arrivati gli americani!» «Ma sei sicura?» «Ma si’, stanno entrando in città, li ha visti il figlio della lattaia, potete uscire, dai che ci troviamo tutti in piazza»
«Mah, io per sicurezza starei un altro po’» «Ma come? Ma se ti dico che la guerra è finita»
«Luisa, vai tu a vedere, poi domani torni su e mi racconti se è tutto vero»
«Ecco, sono venuti tutti tranne lui che d’altra parte è sempre stato un codardo.»
Affermava mia nonna con una chiara punta di disprezzo lanciando un’occhiataccia a mio nonno che pareva imbalsamato.
Narra la legenda che mia nonna sia salita a Villa Baruzziana ogni giorno per far scendere mio nonno che non ne voleva sapere e che alla fine ne sia uscito al decimo giorno quando è andato a prenderlo suo padre dicendogli che altrimenti avrebbero dovuto pagare il conto della sua permanenza lassù.
«Questa è la causa» diceva mia nonna con aria severa.
«Causa di cosa?» Chiesi io la prima volta che sentii la storia.
«Tuo nonno è matto, non vedi? E’ perché è stato su dai matti tutto quel tempo, quelle malattie si attaccano come l’influenza che credi? »
E dopo aver pronunciato questa frase in maniera solenne di solito la nonna si alzava dal divano per andare in cucina a fare i piatti, e solo al rumore dei tegami mio nonno alzava la testa dalla settimana enigmistica sorridendo sotto i baffi e diceva qualcosa del tipo :
«Beh, meglio qualche giorno in più a Villa Baruzziana che nelle mani dei tedeschi, e poi non si stava mica male, c’era gente simpatica» E cosi’ si alzava pure lui dalla poltorna appoggiando sul tavolino la settimana enigmistica e raggiungendo mia nonna in cucina mentre io restavo perplessa in salotto. «Luisa che c’è per pranzo?»

da compiti per scuola elementare di scrittura emiliana

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