giovedì 16 aprile 2015

Boyhood

Idea geniale quella di seguire un personaggio che nel film cresce veramente, e non da solo ovviamente: i genitori invecchiano, arrivano le rughe, i chili di troppo.
Però, a parte le trovate cinematografiche/registiche, in fondo il protagonista non è niente di più che un ragazzotto americano, nemmeno troppo disadattato.
Io al film avrei dato un altro titolo: “Womanhood”, perché è lei, la donna, la madre, la moglie, la vera protagonista.
Nel film vedi Patricia Arquette giovane con i figli che fa fatica ad avere una vita privata, si fa il culo, torna a studiare, diventa un'insegnante.
Ogni tanto ricompare quel figo dell'ex, un gran cazzone ma nel film è l'unico che si “redime” e non solo cresce nel senso di invecchiare ma trova una sua dimensione anche se non capiamo mai che faccia di lavoro.
Poi lei sposa un professore, ricrea un nucleo familiare con anche i figli di lui per poi mollarli al loro destino quando il marito si rivela un alcolizzato violento.
Allora ricomincia, le cose sembrano funzionare, si trova un altro uomo, uno solido che l'aiuta a fare la manutenzione della casa ma poi si scopre essere un po' troppo quadrato e di nuovo rimpiangiamo tutti quel cazzone di Ethan Hawke che nel frattempo ha una nuova e giovane moglie, un figlio piccolo, una suocera bigotta e un suocero appassionato di armi come il classico stereotipo texano. Ma lì tutti sono felici e lui, Ethan, non cambia di una virgola inserendosi perfettamente.
Il film continua e il nostro boy arriva alle prime fidanzate, alle feste del liceo. E così anche il nostro Mason Jr, che nel frattempo è diventato un figo come il padre, anche se un po' più cupo, è pronto ad andare all'università, che nell'immaginario americano sembra essere il paese di bengodi dove tutto sarà possibile perché è lì che inizia il vero futuro.
Allora Patricia, che nel film viene quasi sempre e solo chiamata mamma o tesoro, ma quasi mai col nome proprio, dicevo Patricia vende la casetta che tanto il nido si è svuotato, caccia via tutto e si trasferisce in un appartamentino.
Ed è lì che, quarantenne, si ferma a pensare al culo che si è fatta, ai figli, agli uomini (anche lei sotto sotto rimpiange il cazzone) e si chiede se quel passato era il vero futuro, dicendo la frase chiave di tutto il film, e forse anche delle nostre di vite: “I thought there would be more”.

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