Io non sono una che celebra ricorrenze, anniversari e soprattutto decessi, però ho la tendenza un po' ossessiva a ricordarmi perfettamente dove ero, che facevo, che giorno della settimana era quando succede qualcosa, anche non di importantissimo.
Quando è morto Lucio Dalla ero a Juba, ridente capitale del più giovane stato al mondo (finché non si sgretolerà ciò che resta della Russia o il Caucaso o altri stati in guerra più o meno civile); come ogni mattina avevo acceso il computer e fatto una rapida rassegna stampa passando dal Sudan Tribune, a Al Jazeera, BBC, Le Monde fino ad arrivare alla Repubblica Bologna per sentire un po' aria di casa.
A Lucio Dalla era venuto quel che si dice un colpo secco in un Hotel mentre era in tourné: "che peccato" pensai.
Mi volto alla mia sx e c'è la logista francese che vive sul Lago Vittoria perché sposata a un Keniano, in fondo alla stanza c'è Abou, il finance manager senegalese, poi girando in senso orario un po' di logisti amerriggani, una coreana-americana che vive a Oxford, un neozelandese............
Vabbé dai ci provo, vediamo se sono solidali "Ehi è morto un famoso cantante italiano, era di Bologna, insomma uno di casa, quelli che sai a memoria perché te lo sei sciroppato tutta la vita anche se non hai mai comprato nulla della sua produzione.
"Pavarotti?" "Quello è morto da un pezzo, ma in effetti non abitava lontano."
"Ramazzotti?" "Ok, nevermind"
"Certo che è un brutto periodo per l'Italia, prima il naufragio di quella nave poi questo lutto" dice qualcuno cercando di darmi conforto.
"Vabbé è la vita" dico io e torno a organizzare una missione explo attraversando illegalmente una frontiera, l'afflusso di rifugiati al campo profughi, la proposta di campagna di vaccinazione contro il morbillo e altre amenità.
Bologna, sai mi sei mancata un casino.
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